Aci Trezza e i suoi miti
Aci Trezza e i suoi miti, un luogo il cui fascino ha ispirato poeti, scrittori e registi, e continua ad incantare visitatori da tutto il mondo…
Un luogo magico dove storia e mito si intrecciano e quasi si confondono. Aci Trezza è un borgo di grande fascino, che oggi attira l’attenzione dei visitatori per le acque cristalline, il panorama, ma anche per la storia e le tradizioni. In passato pare abbia ispirato Omero e Virgilio per alcune scene delle loro famose opere mitologiche. E sono molti i miti e le leggende ambientate in questi luoghi.
Frazione di Aci Castello, Aci Trezza si trova a pochi chilometri da Catania. Si affaccia sul mar Ionio, di fronte a un piccolo arcipelago, le Isole Ciclopi, tra cui troviamo l’isola Lachea, il faraglione Grande, il faraglione Piccolo, e altri quattro scogli disposti ad arco. Da qui si gode anche di una visuale mozzafiato del castello a picco sul mare di Acicastello. Il panorama è suggestivo, e il mare antistante, dal 2004, è un’area marina protetta.
Aci Trezza e i suoi miti: Ulisse e l’incontro con Polifemo
Una visita al borgo merita senz’altro una passeggiata a piedi sul lungomare, per ammirare la bellezza dei faraglioni, chiamati anche isole dei Ciclopi. Questi grandi scogli che emergono dall’acqua devono il nome ad uno dei miti più famosi di sempre: l’incontro tra il ciclope Polifemo e Ulisse.
È Omero, nel IX libro dell’Odissea, a raccontare questo episodio che trova ambientazione proprio ad Aci Trezza.
Si narra di Ulisse che, di ritorno dalla guerra di Troia, guida i Greci e decide di fermarsi nella Terra dei Ciclopi, dove viene imprigionato dal gigante Polifemo. Nella circostanza, alcuni compagni perderanno la vita, mangiati dai ciclopi, ma Ulisse escogita un piano per sfuggire, e acceca Polifemo con un bastone di ulivo arroventato nel fuoco.
Adirato dall’accaduto, e dalla fuga dei greci, il ciclope scaglia delle pietre contro le navi degli stessi. E’ così che il mito spiega la creazione dei faraglioni, formatisi, nella realtà, dopo un’eruzione dell’Etna, mezzo milione di anni fa.
Aci Trezza presente anche nell’Eneide
I luoghi, così celebri, sono protagonisti anche di un passo dell’Eneide, di Virgilio. Come si legge nella famosa opera, Enea sarebbe giunto nella Terra dei Ciclopi. Qui avrebbe incontrato Achemenide, uno dei compagni di Ulisse che non era riuscito a fuggire. I due cercano di salvarsi e mettersi in viaggio per tornare ad Itaca, vengono però notati da Polifemo. La breve apparizione del gigante, ha fatto sì che Aci Trezza rientrasse nell’Itinerario culturale del Consiglio d’Europa denominato La rotta di Enea.
Il mito di Aci e Galatea
La magia attorno ad Aci Trezza e i suoi miti non si limita a questo, continua con un altro mito, ancora più intrigante, quello di Aci e Galatea.
La leggenda romantica viene narrata da Ovidio nelle Metamorfosi. Protagonisti sono Aci, bellissimo pastorello che era solito portare il suo gregge vicino al mare, Galatea, giovane ninfa, e Polifemo, innamorato di lei e tormentato dalla gelosia. Una sera, al chiarore della luna, Polifemo vede insieme i due amanti, e spinto dall’ira scaglia un masso di lava contro il fanciullo, che muore. Le lacrime di Galatea ottengono l’intervento degli dei, che trasformano il sangue di Aci in un fiume, con le cui acque la triste ninfa può bagnarsi per ricongiungersi al proprio amore. Il fiume, (oggi non più localizzabile) chiamato dagli abitanti “u sangu di Jaci”, sgorga dall’Etna e sfocia nei pressi dell’odierna Capo Mulini, luogo dove i due giovani erano soliti incontrarsi. Ancora una volta il mito cerca di dare spiegazione a un fenomeno naturale: nei pressi del suo sbocco, l’acqua presenta un colore rossastro dovuto alla presenza di ossidi di ferro. Rosso, il colore del sangui di Aci, e simbolo della passione raccontata da Ovidio.
Ma non è tutto qui. La leggenda racconta ancora del corpo di Aci smembrato in nove parti. Da qui il nome dei nove comuni limitrofi, il cui prefisso è il medesimo: Aci Trezza, Aci Castello, Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci San Filippo, Aci Santa Lucia, Aci Platani, Aci Bonaccorsi.
I Malavoglia
Questi alcuni dei racconti dell’antichità. Arrivando ai tempi più recenti, però, bisogna parlare di uno dei grandi classici della letteratura italiana, I Malavoglia, di Giovanni Verga. Il libro, pubblicato nel 1881, segue le sfortunate vicende di una famiglia di pescatori di Aci Trezza, guidati dal nonno Padron ‘Ntoni. La laboriosa famiglia, il cui soprannome, o ‘ngiuria in siciliano, è Malavoglia, vive nella Casa del Nespolo, nome del Museo che oggi celebra il ricordo del famoso libro qui ambientato.
Legato al testo di Verga, il film “La terra trema” del 1948, di Luchino Visconti. Pellicola ispirata ai Malavoglia, le cui riprese, girate ad Aci Trezza, vedono pescatori del luogo come attori, conferendo al film una forte vena realistica. La terra trema è infatti uno dei film simbolo del Neorealismo, genere cinematografico degli anni ’40 e ’50, caratterizzato proprio dalla rappresentazione della realtà quotidiana.
Quante sorprese riserva un borgo siciliano così piccolo ma così autentico!
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