Sperlinga, “la Matera siciliana”

Sperlinga è un piccolo borgo della provincia di Enna, definito la Matera siciliana, per le sue abitazioni peculiari, scavate nella roccia…
Al confine tra Nebrodi e Madonie, nell’entroterra siciliano, troviamo Sperlinga. Situato a 750 metri slm, il piccolo borgo della provincia di Enna si trova in un punto panoramico, totalmente immerso nel verde. È un paese costruito sulla roccia, come testimoniano il suo castello e il borgo rupestre. Qui sembra quasi che il tempo si sia fermato e la vita scorre lenta e tranquilla.
L’atmosfera suggestiva di cui si può godere, attira turisti da ogni parte del mondo, che ne apprezzano le bellezze, ma anche le sue tradizioni e la cucina.
Sperlinga è un paese dalla storia millenaria, e i pochi abitanti presenti, circa 700, mantengono inalterate le abitudini e gli usi di una volta.
Le rocce custodi di una storia ancora presente
Le prime tracce dell’uomo in questo territorio risalgono a ben 4000 anni fa. Già nell’antichità qui furono scavate delle grotte per trovare riparo. Utilizzate nel corso del tempo come tombe, divennero poi delle vere e proprie abitazioni, popolate fino agli anni ’60 del secolo scorso.
Il nome stesso del borgo, nato solo nell’XI secolo, deriva dalla parola greca che vuol dire spelonca, ovvero grotta. Questo indica appunto la caratteristica principale e più attraente del posto: un paese di pietra e di grotte, che sembra richiamare la città di Matera.
Peculiare il castello che si erge maestoso agli occhi di chi osserva. Anch’esso un esempio quasi unico di castello rupestre, realizzato scavando direttamente la roccia, e nel corso dei secoli ingrandito. Entrare al suo interno vuol dire essere catapultati nel medioevo, tra granai, cucine, sale nobiliari, trappole per nemici e anche una chiesetta.
Oggi, il piccolo paesino è fruibile ai turisti, e si presenta come un vero e proprio museo a cielo aperto. Oltre al castello, è infatti possibile visitare alcune di queste grotte, allestite con oggetti d’epoca, per testimoniare la vita del passato.
Sperlinga e il gallo-italico
Le sorprese di Sperlinga non si limitano alla natura del territorio e all’opera dell’uomo. La storia passata influenza ancora oggi la lingua dei suoi abitanti, lasciando tracce importanti.
Il dialetto sperlinghese, per lo più incomprensibile al resto dei siciliani, e per questo curioso e affascinante, viene definito gallo-italico, e testimonia un legame profondo tra questo comune siciliano e la Francia.
Un’affinità che si legge anche sull’eloquente iscrizione latina presente sull’arco di entrata al castello: “Quod Siculis placuit sola Sperlinga negavit”.
Significa ” Quello che fu stabilito dai siciliani, solo Sperlinga lo negò”, e il principe la fece incidere per ricordare un avvenimento storico qui accaduto.
Ai tempi della guerra del Vespro, nel 1282, nello scontro tra gli Angioini, che governavano e tiranneggiavano in Sicilia in quel periodo, e gli Aragonesi, chiamati in soccorso dai siciliani, la sola Sperlinga rimase dalla parte dei francesi. Questi trovarono riparo proprio all’interno del castello, dove resistettero per più di un anno all’assedio.
Il rapporto con la Francia risale, in realtà, ai tempi in cui inizia la storia stessa di Sperlinga. La popolazione che ha colonizzato il borgo nel Medioevo proveniva dalla Liguria e dal Monferrato, territori a stretto contatto con la Francia. Un legame così antico non poteva che lasciare tracce anche nella lingua, così diversa dal siciliano, ma tutt’ora parlata e amata. Un dialetto presente anche in altri borghi siciliani, tra cui Nicosia, Piazza Armerina e Aidone, nell’ennese.

Tradizioni e gastronomia
Tra gli usi e tradizioni che rivivono ancora oggi c’è senz’altro la realizzazione dei tappeti tipici, chiamati frazzate.
La signora Pina ha aperto le porte della sua bottega alle telecamere di Bella Sicilia e Vivo in Sicilia.
Con un telaio di ben 250 anni, passato di generazione in generazione, realizza ancora tappeti apprezzati dai turisti di ogni parte del mondo. Utilizzando del cotone e delle striscioline di stoffa riciclata, crea coloratissimi tappeti con forme geometriche, proprio come si faceva una volta. Si tratta di un lavoro certosino, che richiede pazienza e alcuni giorni di impegno, ma che la signora Pina porta avanti con passione. Da ormai 30 anni, infatti, lavora nella sua bottega, una casa rustica, anche questa inserita nella roccia. Un posto di lavoro unico, che richiama la vita del passato. Ha iniziato a lavorare al telaio da ragazzina, imparando dalla nonna e dalla mamma. Oggi la sua abilità viene trasmessa alle altre donne del borgo, e la speranza è quella di non veder tramontare una tradizione secolare.

I piatti da assaggiare
Attenzione merita la gastronomia del luogo. Si tratta di una cucina povera, ma genuina e saporita, tipica della vita contadina. Oltre alla produzione di olio e formaggi, qui si possono assaporare piatti caratteristici come, la frascatula e il tortone. Quest’ultimo, a cui è dedicata una sagra, è un dolce semplice ma ancora molto apprezzato. Si tratta di un impasto lievitato, fritto e poi passato nello zucchero e nella cannella. Mangiato caldo sprigiona tutto il suo sapore.

In concomitanza con la sagra del tortone, si tiene un’altra manifestazione, La dama dei castelli, un corteo storico a cui prendono parte alcuni paesi limitrofi. La rievocazione, nata per ricordare la guerra del Vespro, prevede l’elezione della castellana, scelta tra le ragazze dei vari comuni. Un momento suggestivo di questa giornata di festa sono i fuochi pirotecnici, che hanno come sfondo il castello, in un’atmosfera davvero unica.
Ma c’è ancora una curiosità su Sperlinga, di nuovo testimone di un importante evento storico, reso immortale dall’obiettivo del fotografo Robert Capa. Una delle fotografie più famose della seconda guerra mondiale, diventata simbolo dello sbarco degli alleati in Sicilia, è stata scattata proprio nelle campagne attorno a Sperlinga. La foto, che vede un soldato americano chinarsi a chiedere indicazioni a un anziano contadino, ha fatto il giro del mondo, finendo per essere una delle fotografie più celebri di Capa.
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